
Direttiva europea Case Green: cosa prevede
Non è una novità per i professionisti del settore la direzione che ha preso l’Unione Europea negli ultimi anni, volta a porre la sostenibilità al centro delle proprie politiche, con l’obiettivo ambizioso di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. In questo contesto si inserisce la Direttiva Case Green, una misura che punta a trasformare radicalmente il patrimonio edilizio europeo, tra i principali responsabili delle emissioni di CO2.
Come abbiamo approfondito nel nostro precedente articolo Sostenibilità ambientale negli Appalti Pubblici, il Green Deal europeo e il pacchetto legislativo Fit for 55 hanno già tracciato una roadmap per ridurre le emissioni e migliorare l’efficienza energetica nei diversi settori, comprese le grandi opere strutturali. La Direttiva Case Green ne rappresenta un tassello fondamentale, pensato per intervenire su uno dei comparti più energivori, ovvero gli edifici, siano essi pubblici o privati.
Nei prossimi paragrafi affronteremo la questione più nel dettaglio, spiegando cosa prevede la nuova Direttiva, quali obiettivi si pone e come aggiornarsi per stare al passo con le nuove linee guida.
Direttiva europea Case Green: di cosa si tratta
A livello normativo, la Direttiva UE 2024/1275, nota anche come Direttiva Case Green, è in realtà la revisione della Direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD) e parte integrante del pacchetto normativo Fit for 55 del Green Deal europeo. Come approfondito anche nel nostro precedente articolo, linkato poco sopra, il Green Deal ha l’obiettivo di rendere l’Europa climaticamente neutra entro la metà del secolo, rappresentando uno dei pilastri per un settore edilizio più sostenibile.
In concreto, la Direttiva introduce standard più ambiziosi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici residenziali e non residenziali, considerando che circa il 75% del parco immobiliare europeo è energeticamente inefficiente.
Si parla di “case green” in riferimento agli edifici che riducono al minimo le emissioni di CO2, grazie ad un consumo energetico molto basso, alimentato principalmente da fonti rinnovabili, come pompe di calore e impianti fotovoltaici. La nomenclatura include sia le nuove costruzioni, che dovranno rispettare standard quasi a zero emissioni, sia la progressiva ristrutturazione degli edifici esistenti per elevarli a classi energetiche più alte.
I principali obiettivi da raggiungere sono sostanzialmente due: da un lato ridurre le emissioni del settore delle costruzioni; dall’altro migliorare il comfort abitativo per i cittadini e le imprese.
Gli obiettivi della Direttiva Case Green
La Direttiva Case Green mira a trasformare radicalmente il patrimonio edilizio europeo per renderlo più efficiente, sostenibile e resiliente. Come già anticipato, il primo grande obiettivo è quello di migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti, riducendo i consumi e le dispersioni termiche attraverso interventi di ristrutturazione mirati, come l’isolamento termico, la sostituzione degli impianti obsoleti e l’integrazione di energie rinnovabili.
Un altro pilastro è l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2050, in quanto il settore edilizio, da solo, rappresenta circa il 40% del consumo energetico dell’UE e il 36% delle emissioni di gas serra. Portare gli edifici a emissioni zero significa progettare nuove costruzioni a energia quasi nulla e riqualificare quelli esistenti, favorendo tecnologie innovative, come pompe di calore, pannelli solari e sistemi di gestione energetica intelligenti.
Non meno importante è l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dell’UE, un tema diventato ancora più urgente a seguito della crisi del 2022, conseguita alla guerra Russo-Ucraina. L’efficienza energetica contribuisce infatti a diminuire la necessità di importare gas e petrolio, riducendo così i costi sui trasporti dell’energia.
A proposito di quest’ultimo punto, i benefici ricadono direttamente anche su cittadini e sulle imprese, traducendosi in bollette più basse, miglior benessere abitativo e un incremento del valore degli immobili sul mercato grazie a migliori prestazioni energetiche.
Tutte le scadenze per raggiungere gli obiettivi
Per raggiungere tutti gli obiettivi appena esposti, l’UE ha elaborato un calendario preciso di scadenze per guidare una transizione graduale verso edifici a zero emissioni entro i prossimi decenni. Poiché si parla di una vera e propria rivoluzione in campo immobiliare, le tappe intermedie sono pensate per dare tempo agli Stati membri e ai proprietari di immobili di pianificare interventi e investimenti.
Per gli edifici non residenziali, il primo obiettivo è che entro il 2030 tutti raggiungano almeno la classe energetica E, mentre entro il 2033 dovranno passare alla classe D. Dal 2030, inoltre, tutte le nuove costruzioni pubbliche dovranno essere a zero emissioni, come già ribadito a più riprese. Da notare che tale obbligo sarà esteso a tutti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 2035, salvo deroghe specifiche per situazioni particolari.
Per gli edifici residenziali, la normativa lascia maggiore flessibilità agli Stati membri per stabilire piani nazionali di ristrutturazione che garantiscano una progressiva riduzione dei consumi energetici, che dovranno comunque essere presentati entro maggio 2026, con relative tappe di scadenza (2030, 2035 e 2050). L’obiettivo di fondo resta comunque il medesimo, termini di consumi energetici.
Sono previste anche esclusioni e deroghe. Per ovvie ragioni, la Direttiva non si applica, ad esempio, agli edifici di interesse storico-artistico, ai luoghi di culto e agli edifici agricoli non residenziali. Sono inoltre esclusi gli immobili con superficie inferiore a 50 mq e quelli che per caratteristiche strutturali non possono tecnicamente essere adeguati agli standard richiesti.
In questo modo è possibile conciliare gli obiettivi climatici con le esigenze di tutela del patrimonio culturale e con la realtà economica di piccoli proprietari, anche di aziende agricole.
Direttiva Europea Case Green: come possono adeguarsi gli edifici pubblici
Adeguarsi ai requisiti della Direttiva Case Green richiede un approccio strategico e multidisciplinare. Per i proprietari di immobili e gli operatori del settore costruzioni, sarà essenziale pianificare interventi di riqualificazione energetica che non si limitino a singole migliorie, ma che abbraccino l’intero ciclo di vita dell’edificio. Parliamo di azioni come l’isolamento termico dell’involucro, la sostituzione di impianti di riscaldamento obsoleti con soluzioni a basso impatto ambientale, l’installazione di pannelli fotovoltaici e sistemi domotici per una gestione intelligente dei consumi.
Anche le aziende coinvolte in appalti pubblici dovranno prepararsi, poiché la Direttiva avrà un impatto diretto sui criteri di gara d’appalto, premiando le imprese in grado di garantire soluzioni sostenibili e innovative. In questo contesto diventa fondamentale aggiornare le competenze tecniche e gestionali dei professionisti del settore.
Proprio per rispondere a queste nuove esigenze di mercato, Dirextra ha sviluppato il Mini Master Cantiere Zero per gli Appalti. Si tratta di un percorso formativo avanzato, pensato per imprenditori, tecnici e manager che operano nei contratti pubblici, che mira a fornire gli strumenti per comprendere le normative green, integrare pratiche sostenibili nei progetti e gestire cantieri a basso impatto ambientale, in linea con i nuovi standard europei.
Grazie al programma aggiornato con contenuti teorici e pratici, i partecipanti potranno posizionarsi come interlocutori privilegiati nelle gare d’appalto, anticipando le richieste di un settore in rapida trasformazione verso la sostenibilità.
Inoltre, il percorso formativo è guidato dall’Ing. Miriam Semeraro, specializzata in Health & Safety, gestione ambientale e cantieri sostenibili, con ruoli di responsabilità in aziende come Ghella, Condotte d’Acqua e HAB Construction.
Per maggiori informazioni sul Master, invitiamo a collegarsi alla scheda informativa, oppure a contattare la segreteria di Dirextra Alta Formazione: master@dirextra.com.
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